25 marzo 2011



Seconda puntata, come promesso! (per chi volesse, la prima parte è alcuni post indietro.)


"Vostra Eccellenza, che mi sta in cagnesco/ per que' pochi scherzucci di dozzina, /e mi gabella per anti-tedesco/ perché metto le birbe alla berlina./ O senta il caso avvenuto di fresco/A me che girellando una mattina/ càpito nel blog di Casteo, quello là fuori di mano." Giovanni Giusti. Nel nome l'ironia della sorte.

In realtà Giusti si chiamava Giuseppe, non Giovanni. Ma, cosa volete, la tentazione era troppo grande. Non ho resistito. In fondo, benché di origini chioggiotte, sono anch'io un essere umano.

Comincerò così, se mi permetti: Pubblichiamo - si tratta di un ″nos maiestatis″, in realtà sono solamente io che scrivo: io Renato l'uomo mascherato - la seconda puntata della Filippica intitolata ″I nostri amighi de Casteo″.

Scusate ma mi tocca scrivere perché non noto ravvedimento alcuno; né qualche, seppur debole, traccia di pentimento alberga nelle vostre parole, così come espresse nel biblico commento. Anzi, a tale proposito, mi corre l'obbligo di manifestare perplessità per un volo, molto alto, ma invero poco elevato.

Tra l'altro, seppur fuori luogo, maestosa di antiche parole, la citazione biblica è bellissima, però vuoi mettere la leggerezza della nostra favola, vuoi mettere il gusto delle ″barabagole″ , del collo e di quell'altra cosa ″tutto speà″; vuoi mettere l'immagine truce dell'avvoltoio che vola, nero, nella umida notte, sopra la laguna, verso Venezia?

A me ha ricordato la magica suggestione del verso virgiliano, nelle parole di Enea che racconta la fine di Troia:

″Et iam nox umida caelo praecipitat, suadentque cadentia sidera somnos″ ″E già la notte, umida, nel cielo precipita e le stelle cadenti invitano ai sogni.″

Bella no? Sembra di udire il rumore della risacca, di notte, qui nella nostra piccola darsena a Forte Vecchio.

Vuoi mettere la filastrocca: "E quei de Castèo va tor l'acqua col secèo" Perdutamente, sconsolatamente, demenziale. E poi ricòrdati: ″Scherza coi fanti ma, lascia stare i santi″. Appunto. Dai cerca di capire, che era uno scherzo; so che sei uno sportivo.

Se insisto ancora un poco non è per cattiveria, né per cocciutaggine, meno che mai, per avversione, è per la tua redenzione: mi dispiace, sinceramente, se ancora dovremo farvi patire ma è per il vostro bene; noi soffriamo con voi, perché la nostra natura, come certamente saprai, è tenera e gentile.

Fate conto che sia il dolore di una iniezione, stavo per dire di una supposta , ma questo è di cattivo gusto, e poi, e poi mi è parso poco garbato nei vostri riguardi; diciamo allora che è una medicina, amara, ma serve per farvi guarire; comunque nel tentativo di darvi la giusta dose di patimento, secondo posologia, resteremo nell'ambito della favola, anche in questa occasione.

"Si narra che una Gazza: trovate un giorno d'un Pavon le penne, con arte intorno a sé le accomodò. A far mostra di sé quindi la pazza, con aria di persona alta e solenne, per il cortile e tra i Pavoni andò. Ma riconosciuta a un tratto, ecco la fischiano, l'insultano, l'incalzan, la berteggiano, la beccan, la spennacchian. Mezza morta fra le sue pari allora scappa, la misera; ma in faccia ora le chiudono la porta. Oh! quante son le Gazze come questa al mondo che delle altrui penne si vestono, che de' plagiari formano la casta! Potrei scaldarmi contro lor la testa, ma ciò che ho detto per ora mi basta."

Jean de La Fontaine

Io vorrei fermarmi qui, e vorrei che fosse finalmente la pace. Così vi dirò, e sono sincero, che mi dispiace che voi di Casteo l'abbiate presa a male. Ti dirò che prendo atto delle tue motivazioni: hai certamente messo il link per rimandare al nostro sito, certamente non ti sei preso la paternità di ciò che tuo non era. Però un diavoletto dentro mi grida: ″Ci mancherebbe che non l'avessi fatto: era furto con scasso!″

Non ti chiederò di concedermi di dubitare e magari, per un momento, pensare che certamente non sei sciocco e ti sei messo fin dall'inizio nelle condizioni di avere un alibi, e fare la vergine offesa.

Non ti dirò che è da quel dì che non mi fido più delle vergini, soprattutto di quelle offese, esattamente dai tempi di Polissena. Ti racconto la storia, che è bella. Narrano i poemi post omerici che Achille vide presso una fonte, intenta a raccogliere l'acqua Polissena, bellissima figlia del re dei troiani Priamo.

Achille si dichiarò disposto a tornare in patria lasciando la guerra pur di avere in sposa la giovane donna, che già sentiva di amare teneramente. Ecuba, la madre di Polissena acconsentì alla unione e diede appuntamento ad Achille dietro alle mura della città. Qui, invece di Polissena l'Eroe trovò Paride, che armato di arco lo uccise colpendolo nel calcagno con la sua freccia.

Non ti chiederò di spiegarmi perché non hai semplicemente invitato i tuoi lettori a venire da noi; magari, non avrebbe guastato, un piccolo elogio verso un amico con cui tu dici che hai "un feeling speciale". Tu capisci che questo potrebbe togliermi ogni dubbio su una qualche voracità delle tue reali intenzioni. Non sarà così: penserò solo che non tutti possono essere alti, biondi: insomma bei coi oci celesti. Va bene?

Non ti dirò che tu hai potuto pubblicare il tuo commento sul nostro blog, invece, quello che noi abbiamo cercato di mettere sul tuo blolg, tu lo hai, sportivamente, censurato. E' questo che mi fa male: vedere che ci hai tenuto fuori dalla porta di casa tua, non ci hai accettato.

Ma lo sai che facciamo fatica a pensare che questa sia una vera manifestazione di amicizia. Anzi sai cosa ti dico: non vorrei che tu fossi costretto a fare così, dal tuo padrone. Vedi noi, per nostra fortuna, non abbiamo padroni; noi magari spesso abbiamo idee diverse e baruffiamo tra noi, ma poi siamo liberi e schietti.

Non ti dirò: ″Guarda che non ci interessa la tua carità pelosa, quando ti vanti delle tue 700 visite e che ci hai fatto pubblicità a noi poverelli″. Farò finta di non aver visto la caduta di stile, il cattivo gusto che ci hai messo. Penserò che è stata la rabbia. Comunque noi siamo sportivi, cerchiamo sempre di imparare, quando non siamo i primi. Non ci vantiamo, lasciamo che giudichi chi deve giudicare.

Ora basta: come si dice da noi, a Venezia, e penso, anche a Casteo:"Ogni bel balo stufa". Ho solo cercato di farti capire quello che ho pensato, e che volentieri dimentico, che volentieri giustifico e penso che addirittura non sia vero. Penserò che sia frutto solo del mio maledetto carattere malizioso.

Ti chiederò scusa se sono stato pesante, vedi se io ci ho messo un poco di intolleranza e anche un poca di maliziosità, forse da parte tua ci hai messo qualche disinvolta, invadente, leggerezza condita con uno schizzetto di furbizia prevaricatrice e , forse, anche un pochino di superbia. Mi rode dentro pensare che potevi ben fare una telefonata e dire: " guarda, vi dispiace se?".

La mia malefica propensione a giocare con le parole, una certa bellicosità chioggiotta e un po' di goliardia hanno fatto il resto. Diciamo che l'aria frizzante di primavera e l'imminente arrivo delle sepe in laguna mi ha preso la mano.

Lascia che ti dica che non desidero guerra, tra noi, meno che mai io ho livore o malanimo. Ti prego leggi quello che ho detto come se fosse una affettuosa tirata di orecchie tra amici, che deve trovare il suo esito finale nel rafforzamento di una vecchia amicizia e magari nella nascita di una nuova.

Non posso fare a meno, per farmi perdonare, di invitarti a cena assieme a Marco, Francesco e Gabriele. Possiamo bere un bicchiere di vino, di quello buono. Vedrai, come dicono in Spagna,

″Después de la lluvia nace la hierba, después del vino nacen las palabras″

″Dopo la pioggia nasce l'erba, dopo il vino nascono le parole″

Con le parole ci capiremo, ci conosceremo e volentieri mi scuserò con te, per quello che devo scusarmi.
Già con affetto. Renato.

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