22 giugno 2011

Grazie Palio.

Una giornata ventosa, sono le otto di mattina nel canale di San Felice: onde verdastre increspate di schiuma, spinte di traverso dal vento di levante, si rincorrono minacciose sull'acqua livida; a nord, in lontananza, la cintura dei monti, coronata di bianche nubi spumose, sbarra immobile l'orizzonte.

A Forte Vecchio il prato della remiera brulica di preparativi: si tirano fuori le caorline ″Alza col buda, cava el cavaleto da pope, tira via queo da prua; dai spensi che 'ndemo″. Velocemente, coricate sui cavalletti, le barche si allineano contro il verde e lo strerrato dei pennelli, a fianco della canaletta.

Sdraiati in secca, i Dragon Boat, sgargianti, si protendono a sfidare la risacca che percuote la sponda sabbiosa; la marea sta montando e il sole, arrampicandosi in cielo dietro al muro del forte, sparge riflessi d'argento sulla piccola darsena.

I tavoli per il rinfresco trovano posto allineati sotto al tendone delle caorline, arrivano pane, soppressa, porchetta e pasticcio al ragout. Intanto la remiera si anima di una piccola folla variopinta. Il tempo scorre velocemente: a mezzogiorno è già tutto è pronto e inizia il lauto rinfresco.

Alle tre del pomeriggio, mentre il vento, che soffia ancora con rabbia verso Sant'Erasmo, si porta via l'eco dei tamburi, passa festoso il corteo dei Dragon Boat seguito dai kayak e dalle canoe: procedono raggruppati al centro del canale sull'acqua ancora in tumulto e gli spruzzi di schiuma, sollevati dalle intrepide prue, bagnano copiose i vogatori. Nel cielo il sole splende , ormai alto, senza nemici: l'aria umida e calda, spinta dal vento, ha finalmente pulito le nubi.

È tempo di preparare per la partenza delle caorline; nel canale si contrastano la marea di dosana e il vento che soffia al contrario: non è difficile tendere la lunga gomena, dai pali della stazione meteo, dalla parte di Punta Sabbioni, fino al pontone, fermato al fondale con la lunga gamba, dopo il centro del canale, verso Sant'Erasmo.

Non sono ancora le cinque, le caorline sono già tutte in acqua e corrono impazienti nel vento, tra slanci improvvisi e gli ultimi colpi di martello per sistemare al meglio le forcole. Qualcuno si avvicina al pontone e: ″Se parte o no se parte, cossa spetemo?″. Benito Vignotto dalla barca di appoggio grida nel megafono: ″Ai cordini, equipaggi ai cordini.″ Il vento si porta via la voce; ecco finalmente le caorline sono allineate: ″Pronti, uno, due, tre, via!″

Il celeste balza subito in testa, avanza volando sui remi, ricurva la prua battendo le onde lancia nel vento candidi schizzi che brillano al sole. Sono le cinque e mezzo del pomeriggio, le due barche con i giudici si mettono una in testa ed una in coda alla regata. Davanti c'è Bepi Fongher, dietro veleno Vignotto, mio nonno adottivo.

Le solite scaramucce iniziali, il verde si stacca dal gruppo e si mette in coda al celeste. Le proverà tutte, a stagando e a premando, ma non la spunterà mai. La elegante teoria entra finalmente in Pordelio, la gente incita e applaude da dietro al muretto di mattoni rossi.

Qui in canale c'è meno vento, scivolano lievi le caorline: la spinta alata dei remi fa sussultare la prua che scatta in avanti incoronata di schiuma, gorgogliando dietro alla poppa l'acqua si richiude leggera. Mentre cala in laguna il tramonto incantato, stupisco ammirando la magia del movimento sincronizzato dei corpi e dei remi.

La prima cavata è fino al ponte di Treporti, poi in scioltezza fino alla bandiera sulla bricola di fronte all'isola di Falconera, poi la cavata finale fino alla piazza del Cavallino. Tra le due partenze le barche si incolonnano dietro alla giuria, mantenendo l'ordine di arrivo a Treporti.

C'è qualche dissenso sulle posizioni: loderò la bianca caorlina che come un gabbiano ferito si ritira, con la morte nel cuore, orgogliosa e composta; il mio disprezzo vada al biondo canarino sguaiato e volgare: qualcuno dovrebbe insegnare a questa gente un poco di voga e un moltissimo di educazione. Dalle loro espressioni astiose e inebetite, dai loro movimenti legati, si vede che hanno tanto bisogno di entrambe le cose.

Potrei continuare parlando di brocchi infelici, parlando della rivolta dei polli, parlando dell'urlo ignobile e assordante della ignoranza: non lo farò perché sono un tipo pietoso. Chi mi conosce sa che sono uno che può capire, e se qualcuno, da uomo, saprà chiedere scusa, io, da sportivo, sarò felice di perdonare.

Non mi dilungherò sulle altre avvincenti regate, delle maciarele, delle donne su mascarete, dei campioni sulle gondole a due remi. Bravissimi Francesco e Marco sulla loro mascareta celeste; complimenti al viola con Giusi da pope, timida e schiva, e Luisa con il suo radioso sorriso di mamma; un abbraccio ai due Vignotti sulla gondola rosa, eleganti e potenti. Un saluto particolare a Igor, che mi sta proprio simpatico: sarà che abbiamo quasi un nonno in comune, Benito.

Non parlerò delle trombe squillanti dalla rossa peata del Brenta, non parlerò della bella cerimonia della premiazione sul pontile e poi in piazza al Cavallino, non parlerò della folla festosa. Mentre ho ancora negli occhi l'acqua il cielo e le barche nel tramonto dorato, un sentimento caldo riempie il mio cuore di orgoglio e tenerezza: ″Grazie Palio″

Grazie a tutti quelli che ho visto lavorare con entusiasmo, a tutti quelli che ho visto dare l'anima brontolando, siamo o non siamo a Cavallino?. Grazie a quelli che da un anno si trovano il mercoledì alle otto di sera a ragionare prevedere a programmare. Grazie al Sindaco Orazio e al suo fido Maurizio, sempre presenti, sorridenti e discreti, sempre in mezzo alla gente, sempre con noi.

A tutte queste persone che, con impegno e passione, senza cercare né ricevere gloria, ma umilmente accontentandosi della sommessa soddisfazione di aver bene meritato per il loro paese e per la loro gente, un grazie a nome mio e delle Remiere, un grazie speciale da parte dei regatanti: un grazie che non ho ancora udito, ma che sono certo non mancherà di sgorgare, forte e chiaro, dai loro petti pur forti e generosi.

Sia tale ringraziamento da loro rivolto a questo Palio che, da Punta Sabbioni a Cavallino, nel magico incanto della nostra laguna, ha preparato sopra un prezioso piedistallo questo meraviglioso palcoscenico, dove ancora una volta, nella elegante armonia del volo ritmato dei remi, ha saputo trionfare la rara bellezza delle nostre barche.

Sono le nove di sera, quando nell'aria bruna, caduti il vento e le onde, la veloce pilotina di Canottieri Treporti entra nella piccola darsena, dietro si snoda il lungo serpente di nove mascarete, sapientemente trainate da Piovesan. Infaticabili braccia, con gesti sapienti, tirano le barche fuori dall'acqua e silenziose le spingono nel verde, sotto ai tendoni; poi ripongono forcole e remi.

È ormai notte quando mi fermo alla festa in piazza al Cavallino, tra musica e profumo di pesce fritto, trovo un amico di Trapani, schietto, come un bicchiere di nero d'Avola; cordiale, con quel calore speciale, che sanno solo gli uomini del sud.

Mangiamo polenta e calamaretti, serviti con consumato mestiere dal mio sorridente amico Anfuso; parliamo ancora insieme del Palio, il vino bianco è buono e copioso. Sento che bisognerebbe gratificare di più queste persone appassionate e generose.

Incontro i due presidenti, Segalin, presidente onarario, Aldo Rosso, presidente in carica. Come sempre affabili e gentili. Al primo accenno il discorso della gratificazione, i suoi occhi brillano e si fanno lucidi, un poco anche i miei. Incontro Scarpa Daniele, la bellezza e la forza, non mancano sogno e passione. La chioma? "Missing in action".

Vicino al palco, cerco e trovo il vice presidente Ballarin; Armando è raggiante, per la contentezza cammina sfiorando appena la terra con i piedi. Sotto alle sopracciglia, più folte che mai, vedo soddisfazione ed entusiasmo sincero: ″Vedrai, vedrai, che il prossimo anno sapremo fare ancora meglio, faremo ancora di più; come sempre tutti insieme, come sempre con l'aiuto di tutti". Ci stringiamo forte la mano, io penso che anche a lui dobbiamo dire un grazie di cuore, un grazie speciale.


Renato Bullo



9 commenti:

Canottieri Treporti ha detto...

Un grazie a te Renato detto "Mirco", per i bellissimi articoli come questo, per il tuo contributo al palio e per la passione che metti in tutto quello che fai.
Dopo averti visto vogare in Gondola, ti vedrei bene anche come istruttore dei nostri giovani, chissà che oltre a qualche nozione di voga, possano anche attingere un po' dal tuo patrimonio culturale!

ps. Abbiamo sentito molto sulle Caorline, peccato però che alle premiazioni nessuno di noi regatanti sia stato chiamato sul palco! non avremmo preteso i premi o altro che magari hanno ricevuto le altre categorie, sarebbe bastato un applauso, sentirci anche noi coinvolti in tutto quel premiarsi e logiarsi degli organizzatori in piazza a Cavallino.
Non dirò che la nostra regata è parsa per un corteo, non dirò che la gente sulle rive non sapeva se applaudire o tacere vedendoci vogare "per finta" dal ponte di Treporti alla Falconera; dirò solo che se vogliono veramente migliorare questo Palio, pensino anche a noi, delle caorline, noi che abbiamo vogato per 11 kilometri, noi che abbiamo dato spettacolo, noi che da quanto abbiamo sentito dire, abbiamo vinto il palio.
Con affetto, Francesco.

Rudi ha detto...

ciao "cambia il ritmo", durante la crono di domenica c'era un mototopo che ch'ha seguiti durante tutto il percorso con tanto di videocamera, forse chiedo troppo ma non potreste aggiungere le riprese a questo bel sito anche se il remiera casteo ha un altro ritmo! Rudi

Canottieri Treporti ha detto...

Ciao Rudi! al più presto dovrebbe arrivarmi altro materiale, spero anche il video di cui mi parli!
ps. Ci stiamo impegnando con il blog, ma con i doppiaggi era tutta un'altra storia...non credi?
ciao, Francesco.

Rudi ha detto...

Doppiaggi a parte, riagganciandomi alla formula di Einstain per quanto riguarda la composizione delle batterie delle eliminatorie, concordo che tale formula non e' completa in quanto le selezioni di serie B vanno a far media con quelle di serie A. Si fanno medie assurde sommando punteggi di caorline, gondole a quattro remi, gondole ad un remo e a due, pupparini, gondolini! Perche' non fare una media della serie B che dia diritto solo a chi ha un punteggio minimo di partecipare poi alle batterie di serie A? Non avrebbe piu' senso? Sono anni poi che dico che nelle regate di serie B bisogna far in modo di obbligare i piu' anziani a vogare con dei giovani mettendo un limite massimo di eta' all'equipaggio. Per esempio 70 anni in due cosicche' colui che oggi ne ha 50 e' costretto a vogare con uno di 20! Sarebbe una bella innovazione? Ciao Leonardo, in bocca al lupo per domenica!

Gabriele L ha detto...

Ciao Rudy, te parli giustamente di incentivare i giovani basterebbe invece che non venissero danneggiati. Faccio degli esempi: a sant.erasmo serie b all'unica barca di giovani che si era qualificata è stato ingiustamente impedito di vogare, a s.giovanni ci fanno vogare le gondole vecchie e mettono le eliminatorie di murano 2giorni dopo la gara. Sbaglio?

Canottieri Treporti ha detto...

Bella idea e...Crepi il lupo!
ps. Francesco

Anonimo ha detto...

scusate ma questa cosa mi toglie il sonno: si scrive rudi o rudy con la ipsilon? Parliamo dello stesso rui (y), quello di origine greco-ebraica,piccolo e brutto coi oci da mato? o si tratta di un'altra persona. Vi prego: solvetemi quel nodo che qui ha inviluppata mia sentenza.

Anonimo ha detto...

Chiarito il lacerante dilemma: si scrive Rudi, con la i, questo Rudi qui è quello che sa vogare, quello con la y,invece, oltre a non saper vogare è anche molto più brutto. Ciao Rudi, saluta il mio amico Igor e anche nostro nonno Benito.

Marco L. ha detto...

Penso sia utile un'assemblea dei regatanti per discutere i problemi della stagione in corso, vagliare proposte e cercare soluzioni che vadano a migliorare la, seppur transitoria, situazione; un sano confronto non guasterebbe nessuno