31 gennaio 2011

Presagio di Primavera nella nostra Remiera, addio a una vecchia caorlina.


Coraggio, amici miei coraggio!

L'inverno tra poco volgerà lo sguardo verso Torcello a cercare i primi riflessi della dolce stagione nel canale di San Felice; a Venezia, nei rii, con l'alta marea, l'acqua gelida è già limpida e chiara: fra un mese tornerà primavera.

Guardo il Vecchio Forte, circondato dall'acqua che riflette opaca il grigiore del cielo, guardo l'olmo spogliato, senza una gemma, guardo il verde smorto del nostro bel prato e la lieve risacca che accarezza la spiaggia.

Vedo le mascarete colorate, con i musi protesi verso il canale: aspettano forcole e remi, e già
le vorrei in acqua, scivolando veloci e leggere.

Mi tornano in mente ricordi da bambino, lontani: una vecchia caorlina, bianca, di forma allungata, fatta di tavole da due centimetri e mezzo, alte trenta, accostate, con la stoppa ribattuta a scalpello nelle sue connessure.

La pegola liquida, fatta bollire in un calderone da mezzo metro e più di diametro, scaldato sullo spiazzetto dello squero, con un fuoco di cannelle.

Un pentolino fissato alla punta di un manico lungo di legno si tuffa nella pece fusa; in cima un rivolo nero esce fuori dal beccuccio, scendendo lento e preciso nelle connessure delle
tavole, nella barca coricata sul fianco.

Nell'aria l'odore acre del fumo si mescola a quello dolciastro del catrame e a quello del salso che sale dallo scivolo dello squero, dietro all'arco del Ponte Littorio, vicino alla palizzata della Rarinantes, dietro alla ferrovia.

Era primavera, e noi bambini, ancora coi capelli bagnati, dopo i primi tuffi nell'acqua verde e fredda, salata, divoravamo con gli occhi quei gesti sapienti, e già sognavamo di salire in poppa e sentire il doce peso del remo e, con la spinta, la barca avanzare nell'acqua.

E mi accorgo che i miei ricordi sono in bianco e nero; come in una vecchia foto rivedo i visi
scarniti dei grandi: "Vien bocia che te insegno a vogar", e io col cuore in gola
toccavo il cielo con un dito.

E adesso, pensandoci, mi sembra che non sono più stato così felice.

Renato Bullo
milano, 31\01\2011.

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